Inventio Urbis, Inventio Temporis,
una mostra di Maurizio Barberis
a cura di Silvio Fuso
inventio urbis, inventio temporis
L'arte è fatta di intrecci nascosti, di immersioni e riemersioni carsiche, di corrispondenze profonde che appaiono ai più fortuite coincidenze. Il riferimento al reale è esiguo, meno cordone ombelicale che arco elettrico teso tra il polo del simbolico e quello dell'immaginario e il tempo non è da meno, perde linearità, così che un' opera di oggi "anticipa" quella del passato, la determina addirittura in alcuni casi.
roma: antiquarium I°
Questa premessa sul carattere "quantistico" dell'estetica mi è necessaria per dar conto del legame speciale che si crea tra artisti, di una trasmissione che passa da un'opera ad un'altra come la berakhah biblica.
allegoria de ‘il mondo novo’
Il dialogo segreto che così viene alla luce infrange molte sicurezze, scombussola ogni pacata storia dell'arte, ma colloca gli artisti nel giusto sistema gravitazionale .
Buzzi e Barberis e il tesoro (francescano?) della Scarzuola o, meglio, Barberis di fronte alla Scarzuola con la macchina fotografica, il suo sguardo e le "pratiche magie " di un nuovo pittorialismo: mi sento davvero di troppo, devono bastare le immagini e un intimo affetto per i lavori di Buzzi.
delle città nascosta dall’ordine del tempo
Ma confido anch'io nella "benedizione" e spero di poter aggiungere qualcosa alla storia.
Maurizio riflette visivamente sul paesaggio: vede in esso la presenza del GIARDINO, sa che la sua riproduzione, perché questo fa la fotografia, anche nel più felice incontro non basta a scoprirne il palinsesto immaginale.
the garden of Venus
E allora le fotografie si moltiplicano nella stessa immagine, creato sempre un asse verticale Barberis realizza un sintetico diorama dimensionale.
Jacobi somnium
Buzzi ha usato la tradizione e gli stili, le materie per affermare la spazialità del tempo, l'insufficienza delle "magnifiche sorti e progressive" della diacronia.
Ceramiche, vetri, case e arredi lo testimoniano senza equivoci e la soddisfazione dei committenti, lontani da ansie avanguardistiche, ne è la migliore e paradossale conferma. Barberis ha indagato il senso dell' abitare; lo ha fatto come designer e artista, come fotografo ha reso accessibile e visibile il genius loci dell' uomo contemporaneo.
La Scarzuola, Buzzinda, la Città-Teatro o più semplicemente la città di Buzzi: diversi nomi per una creazione assolutamente unica, non serve ripercorrerne la storia e a me non compete certamente l'ennesima interpretazione, l'ulteriore sforzo metalinguistico.
amphitheatrum sapientiae aeternae?
Né Bomarzo né Vittoriale però, questo possiamo ben affermarlo e che c'entri un percorso iniziatico di raffinata conoscenza anche.
vis, vultus
La semantica di questo straordinario "plastico" è stata sufficientemente sviscerata, il suo vettore simbolico molto meno mi pare. Ed è giusto così, chissà cosa ha visto Buzzi nel piccolo convento di Acapulco che lo ha poi portato alla Scarzuola o cosa ha mosso tutta l'impresa.
città ideale
Ci ha consegnato il suo più prezioso tesoro, ma ne siamo esclusi, è forte la sensazione che non sia per noi.
in ore draconis
Non museo ,né memoriale: sette teatri ironica sovrabbondanza, nessun spettacolo, ma la certezza che ci si debba "jouer" una qualche vitale opera.
Dopo una cospicua serie di luoghi visitati, dopo i lavori professionali o propri, liberi(senza alcuna differenza), Maurizio cerca il medium tra l'invenzione del paesaggio e l'inventio urbis.
roma, antiquarium II°
Con quel linguaggio fotografico di cui sopra ho fatto cenno ,e che vedete in mostra, si appresta ad esplorare il confine tra il GIARDINO e la CITTÀ; per certi versi anche lui, come Buzzi ,si affida per questo viaggio a nobili ed esoterici precursori.
ierogamia
I palazzi dell'immaginario spirituale sono ben noti ad entrambi e sembrano guide sicure per raggiungere mete extraestetiche tramite la fatica dell'arte. Ma succede uno di quei fatti singolari cui accennavo in premessa: il cortocircuito tra gli artisti e una nuova "vita" che salda le loro opere. La Scarzuola che Buzzi voleva affidata all'erosione creativa degli anni, trova nelle immagini di Barberis un esito imprevisto, forse definitivo. Non vorrei essere accusato di piaggeria nei confronti di un amico, sto semplicemente asserendo la prevalenza del modo simbolico su quello letterale.
gloria dei, mater amoris, gloria mundi
Mi spiego meglio: letterale è pensare alla continuazione architettonica della Scarzuola, alla sua fruizione, ai mille modi di "valorizzarla"; simbolico è portarla in un altro luogo, il suo, dove natura e storia vivano assieme senza soluzione di continuità e dove il percorso spirituale dei due artisti sia, finalmente, anche il nostro.
et angelus mortis inveniat viam per obscuram aspera