La Casa che Amo

Biennale Architettura Gens

La casa del Collezionista

di Aldo Parisotto

Parva, sed apta mihi” (L. Ariosto)

La casa del collezionista non è solo un luogo fisico, ma anche uno spazio dell’anima dove ogni quadro, scultura e dettaglio custodisce un’emozione, un rifugio silenzioso in cui l’arte diventa voce interiore. Ogni colore, materia e forma riflettono la sensibilità e le passioni di chi abita quegli spazi. Arte e vita si intrecciano in un dialogo continuo, trasformando ogni angolo in un ritratto intimo del collezionista stesso. In senso più universale, la dimora dell’uomo è il luogo dove ognuno ritrova la propria anima: è il contenitore delle nostre memorie e dei nostri oggetti collezionati durante la vita. La casa, rimane, mentre l’uomo è di passaggio, le mura dove ha vissuto e le sue cose restano a testimonianza e ricordo.

La casa grande o piccola, che sia è un diritto di tutti... all’interno delle proprie mura domestiche l’uomo vive tutte le sue esperienze più personali: le gioie, i dolori, i drammi della vita: tutto prende forma e rimane impresso nello spazio come per osmosi. La casa è anche il luogo dove l’uomo sogna: i sogni sono l’energia della vita, una vita senza energia genera mostri. Come dice John Ruskin, “gran parte del carattere di ogni uomo può essere letto nella sua casa”. La casa rispecchia l’anima di chi la abita, gli interessi, le attitudini, le passioni…è una traduzione concreta della nostra personalità.

Una forte esperienza che mi è rimasta impressa fu quando durante gli studi universitari, frequentando James Stirling a Londra – mio relatore di tesi – sul finire degli anni ‘80, parlando di collezionismo mi suggerì di visitare il museo di Sir John Soane’s. Rimasi impressionato della straordinaria bellezza del luogo: mi trovai di fronte ad un’opera totale. Stanze con pareti riempite di reperti lapidei collocati apparentemente a caso: in realtà ogni pezzo è al suo posto, genera una composizione unica di grande equilibrio.

In una più recente esperienza, durante la mia formazione frequentavo spesso la casa di un uomo straordinario, Aldo Businaro, appassionato di architettura e design che mi ha trasmesso una lezione sulla “Passione per la Bellezza”, respirando negli spazi della sua casa equilibrio e densità. La stanza studio, nel palazzetto del ‘700 di Monselice, rispecchia perfettamente la sua personalità. Guardando il “Quadro di Quadri”, come a me piace chiamarlo, appesi quasi casualmente, come nell’esperienza di Soane’s, si scopre un equilibrio quasi perfetto e si respira una nota di bellezza, si coglie un’energia accumulata nel tempo e nella vita di un uomo che ha frequentato artisti, architetti e uomini di cultura che si stratificano nell’aria della stanza, come uno spessore che si deposita nei muri. La cultura e la bellezza si fanno tangibili, si fanno materia.

Nella nostra esperienza progettuale della “casa”, abbiamo avuto la fortuna di confrontarci con uomini di grande carattere e spesso appassionati di arte, musica, letteratura e design. Realizzare un progetto domestico per certi personaggi di grande intensità genera un rapporto intimo, un confronto continuo tra progettista e committenza: questo porta a soluzioni che generano spazi per la casa che i committenti vivranno ed ameranno.

Talvolta gli ambienti si presentano, già da subito, pensati per la funzione di “esporre” le opere d’arte. Spesso la luce, in modo particolare quella zenitale, suggerisce la parete “perfetta” per appendere, per leggere, per conservare, per osservare, per ascoltare, per sognare. Spesso ritroviamo il sito per collocare le cose care anche negli spazi più intimi e impensati della casa, come il bagno, luogo personale e privato per eccellenza dove posso trovo il tempo per contemplare delle opere. L’architettura della casa, inoltre - attraverso le aperture, generate o ereditate dalle preesistenze - mette in connessione l’uomo con il paesaggio, costruisce una relazione tra interno-esterno, concilia la contemplazione.

Al museo di Villa Panza a Varese amo in modo particolare un’opera di Robert Irwin, “Varese Portal Room” (1973), non mi stancherò mai di osservarla. Una parete bianca, dove una finestra quadrata senza spessore si affaccia sul paesaggio, l’immagine inquadrata cambia al mio movimento, cambia al variare del tempo e delle stagioni ed è sempre diversa. Un quadro vivo. Per questo penso che progettando l’architettura si crea sempre l’occasione di “incorniciare il paesaggio” attraverso il gesto di tagliare il muro. Mettiamo con questo l’architettura in relazione forte con il contesto, riesciamo a gestire questo rapporto con la realtà e ne controlliamo parzialmente l’intensità, la luce, il respiro…. e la natura fa il resto.

Immersa nel verde, lontana dai rumori della città, la casa del collezionista è uno spazio per disconnettersi dalla frenesia quotidiana e riavvicinarsi alla natura. Non è solo una casa, è una dimora, un luogo per ritrovare se stessi, circondati da una ritrovata bellezza, da autenticità e quiete; è un rifugio dove sentirsi protetti, dove ogni oggetto racconta una storia e ogni spazio invita al silenzio, alla calma e alla contemplazione. Lo spazio ideale per “sognare”. Ogni progetto è una storia generata dallo stretto rapporto intessuto con le committenze, ogni esperienza accresce il nostro sapere. Un sapere che ci spinge sempre alla continua ricerca della “bellezza”.